La storia
Fondato agli inizi del XIV° secolo dal nobile senese Giovanni Tolomei, il grande complesso monastico di Monte Oliveto Maggiore si estende lungo il crinale di una collina nel cuore delle “crete senesi”; è definito una “città in forma di monastero” per l’ampiezza degli edifici che lo compongono. Durante questi secoli il lavoro dei monaci e degli operai hanno modificato molto il territorio circostante, originariamente disabitato e selvaggio.
Oggi una bellissima campagna circonda il monastero dove i campi coltivati, le vigne, gli olivi, i boschi, si alternano con un paesaggio “lunare” segnato da borri e precipizi naturali.
L’origine dell’azienda agricola di Monte Oliveto Maggiore può far risalire al fondatore San Bernardo Tolomei perché egli stesso mise a disposizione il 26 marzo 1319, come dote per la fondazione del nuovo monastero, i terreni di sua proprietà nel territorio di Accona insieme a quelli dei suoi compagni, Patrizio Patrizi e Melanino. Nei decenni successivi, grazie alle donazioni e alle doti dei nuovi entrati, si venne a costituire un patrimonio sufficiente per la vita, lo sviluppo e la diffusione della giovane istituzione. Lungo i secoli vi sono state altre donazioni e acquisizioni fino a raggiungere nel 1850 il numero di 27 poderi tutti condotti da famiglie di mezzadri. Per effetto della legge L. n. 3036 del 7 luglio 1866, e della L. n. 3848 del 15 agosto 1867 che sancivano la soppressione degli Ordini Religiosi, tutti i beni dell’abbazia vennero confiscati. Negli anni successivi furono messi all’asta e solo in parte vennero riacquistati dai monaci attraverso una società da loro costituita. Fu così definita la dimensione e la tipologia dei terreni e degli immobili dell’azienda agricola che si sono conservate fino ad oggi: 850 ettari di proprietà, di cui metà sono boschi, pascoli e terreni incolti (calanchi) e l’altra metà sono seminativi, oliveti, vigneti e fabbricati.